Intervista a Vincenzo Cavaliere, un viaggio nella “musica per persone tristi” (2024)

Ciao Vincenzo! Grazie per aver accettato il nostro invito. La prima domanda che voglio farti è: chi è Vincenzo Cavaliere? Come ti descriveresti di fronte a uno sconosciuto davanti a un caffè?

Vivo a Licusati (SA), e ho 26 anni. Descrivermi mi viene sempre difficile, non saprei dire cosa di me possa essere più o meno utile per dare una forma alla mia personalità, poichè sono abbastanza labile, in base alle situazioni, e ai miei momenti, come per molti in effetti. Mi piace conoscere, in generale, persone, cose, situazioni, mi piace creare, odio la monotonia, e sono in continua ricerca di cambiamenti, sotto qualsiasi aspetto, poichè il cambiamento porta a nuove conoscenze, e questo mi fa stare bene, almeno per un pò, poi cambio. La mia vita non è una grande avventura, sono molto cauto nei confronti di ciò che mi circonda, anche se questo può sembrare strano di fronte al cercare cambiamenti in modo costante, e forse pensandoci è proprio questo che mi crea ansia, una mancanza di coraggio e di spavalderia che mi aiuterebbe a prendere le cose in modo più ingenuo, senza pesarle troppo. Per vivere lavoro in un Bar, nel periodo estivo, mentre l’inverno cerco una meta dove poter andare a lavorare e fare nuove esperienze. Per ora mi sto dedicando al mio progetto musicale, musica_per_persone_tristi. Parlaci del tuo progetto “Musica per persone tristi”.

Parlaci del tuo progetto “Musica per persone tristi”. Ti andrebbe di spiegarci il concetto che sottende a questo titolo?

Il mio progetto musicale nasce nel Maggio del 2016, il periodo in cui sotto casa mia arrivano le prime Lucciole, che indicano l’arrivo imminente dell’estate, il periodo dell’anno in cui rinasco completamente nel fisico e la mente. Il nome deriva dalla voglia di provocare, e riguarda anche i miei gusti musicali, sono cresciuto con il Punk, a 13 anni nel mio lettore mp3 ci trovavi i Ramones, i Punkreas, le p*rno Riviste, i Social Distortion, i 24 Grana, i Korn, gli Skruigners, tutta roba “allegra” insomma, dove la gente si incazzava per qualsiasi aspetto della società moderna, e io stavo crescendo, ero nel periodo dall’adolescenza, andavo in giro per Roma (in quegli anni vivevo a Valmontone) con i miei amici Punk, e mi sentivo un ribelle, mi incazzavo per ogni cosa, poi crescendo ho capito che l’essere umano è il proprio carnefice, creiamo ciò che poi odieremo, è un circolo vizioso di illusioni, convinzioni, e una sterminata tristezza di fondo, in ognuno di noi. Il nome del mio progetto racchiude tutta la mia persona, la mia è musica per quelle persone che della tristezza, come me, ne fanno un’amica, una consapevolezza, dalla quale trarre il modo per affrontare, con maggiore consapevolezza appunto, la vita in modo sereno e reale.

Da ciò che si evince sui tuoi vari profili social, hai molte influenze punk e grunge. Da grande appassionata di grunge, ti chiedo un po’ chi sono i tuoi maestri, forse sapendo già la risposta.

Come ho già detto prima, sono cresciuto con il Punk e tutte le sue correnti, ma ascolto veramente di tutto, tra i miei album preferiti ci sta anche “Neffa e i messaggeri della Dopa”, per dire, vedo la musica come un pacco di colori, ogni colore ha un tono, e deve essere usato per colorare determinate cose, e il disegno tutto colorato, alla fine, trasmette il messaggio reale, un insieme di colori, di emozioni e contesti, ecco, per me i generi musicali hanno questo significato, compongo pezzi che vanno dal post-punk al pop più fighetto, perché ho bisogno di tutti gli aspetti che la musica può dare, in modo da trasmettere in pieno e sotto tutti gli aspetti il messaggio finale, una volta ascoltato tutto l’album. Detto questo, quando metto le mani sulla chitarra, tra coloro che rispecchiano di più quello che vorrei essere davvero musicalmente, ci stanno gli Afterhours, i Placebo, hanno delle sonorità che mi piacerebbe farle diventare l’impronta sonora dei miei lavori, mischiandole nel modo giusto. Ovviamente tra le mie influenze più importanti ci sono anche i Nirvana, ma li ho dati per scontati immaginando già che alludessi a loro.

Parlaci dei tuoi progetti futuri e di cosa pensi del panorama artistico cilentano.

In futuro, non so cosa farò, non mi piace pianificare, vorrei poter continuare a lavorare nei bar, è un lavoro che amo fare, e che mi aiuta anche a scrivere musica, e vorrei riuscire a completare almeno un album, rimanere qualcosa che mi rappresenti nudo e crudo. Del panorama artistico cilentano, c’è grande potenzialità inascoltata e sottovalutata, mancano gli spazi, questo è certo, e manca la fiducia nelle giovani forme d’arte. Quello che mi sento di giudicare, è che troppa gente pensa ancora che la musica e l’arte nel nostro territorio debba riguardare il passato e le origini per essere interessante, questo per me è un grande deficit, l’arte è evoluzione, è cambiamento, e le nuove generazioni ne sono la dimostrazione, dobbiamo finirla di dire “ai miei tempi”, poiché a quei tempi in altre parti del mondo nascevano rivoluzioni in campo artistico, che poi ci hanno travolto completamente nel presente. Vogliamo arrivare sempre in ritardo nell’arte, e questo non la valorizza nel momento giusto, e non la rende indispensabile come è realmente.

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